Intervista a Giorgia Staiano

Come promesso, ecco l’intervista a Giorgia Staiano, autrice di Oltre me, insieme a te.

Intanto vorrei ringraziarla per essere stata subito disponibile! Iniziamo!

Nel tuo romanzo tratti argomenti a dir poco ostici. Quanto il tuo lavoro di counselor ha influito sulla scelta del tema del libro?

Prima ancora di diventare counselor io sono una terapista occupazionale. Cosa sarà mai questa professione sconosciuta, vi starete chiedendo. Allora ve lo spiego con un esempio. Mettete il caso delle persone con lesione midollare, che dal giorno alla notte perdono l’utilizzo delle gambe, e a volte anche delle braccia. La vita in quel momento si annulla, e tutti progetti, l’indipendenza, la prospettiva di vita sembrano solo ricordi lontani. Penserete che la fisioterapia possa aiutare a risolvere il problema, il che è vero ma solo fino ad un certo punto. Ad un tratto arriva il terapista occupazionale, e il suo compito, il mio compito di ogni giorno, è di aiutare queste persone a ricominciare ad essere autonome nelle attività che svolgevano prima della disabilità. Quindi ricominciare a vestirsi, lavarsi e spostarsi da soli. Scegliere la carrozzina e curarne la postura, andare a casa o a lavoro e fare un progetto per l’abbattimento delle barriere architettoniche, uscire le prime volte dopo il ricovero per imparare a conoscere il mondo da questa nuova prospettiva, e perché no, spesso ridere insieme degli sguardi delle persone. Questo è il terapista occupazionale, qualcuno che con pazienza, amore e tanta fantasia cerca di scoprire insieme a te tutto ciò che ti aiuterà ad essere autonomo. Detto questo, appena ho iniziato a lavorare all’unità spinale del CTO di Roma nel lontano 2011 ho capito che da sola non ce l’avrei fatta, perché alcuni strumenti come la capacità di ascolto, comprendere il giusto supporto, mantenere una corretta e funzionale distanza empatica e costruttiva, erano cose che ancora dovevo imparare (a mia discolpa posso dire che avevo solo 24 anni). Così prima ho affrontato un mio percorso individuale di crescita con un counselor e poi ho deciso che volevo arricchirmi di questa professione, e ho iniziato la mia seconda laurea. Essere Terapista Occupazionale e poi Counselor, ha influenzato sicuramente molto la scelta di questa tematica; come Terapista perché la disabilità è un argomento di cui spesso si parla senza cognizione di causa. Leggiamo infatti storie in cui uno dei due protagonisti sta in carrozzina al solo scopo di far piangere, perché è così bello soffrire, in qualche modo. Conoscendo chi vive questa realtà sulla propria pelle, so bene quanto siano stanchi di sentirsi additare a “poverini” a “disabili” e mai come persone, spesso ragazzi, che hanno solo voglia di vivere e di spaccare, senza essere considerati per questo “disabili”. Quindi sicuramente il desiderio di portare il Loro punto di vista. Come counselor, ho voluto mostrate come non ci sia niente di male nel “chiedere aiuto”. Filippo infatti scrive questo diario proprio perché è seguito da Attilio, il suo counselor, per elaborare il lutto per la perdita della mamma. Ancora oggi è diffusa l’idea che andare dallo psicologo o da un counselor (che tengo a sottolineare fanno due lavori diversi sebbene entrambi siano figure di aiuto), sia qualcosa che fanno solo le persone “pazze”. Ecco non è così. Non c’è nulla di male nel sentirsi fragili, nel pensare di non avere gli strumenti per affrontare un momento della nostra vita difficile. Possiamo chiedere aiuto, e la storia di Filippo magari sarà l’opportunità per qualcuno di decidere di affrontare questo percorso.

Non deve essere stato semplice raccontare la storia dei tuoi protagonisti, ma devo dire che te la sei cavata alla grande! Puoi dirci se Elisa e Filippo sono completamente frutto della tua fantasia, o se qualcuno ti è stato d’ispirazione?

Tana! Ahahahaha beh Elisa e Filippo vivono di luce propria vero? Io preferisco ispirarmi a persone che conosco per descrivere i miei personaggi, e così è stato per loro. Elisa è un eccezionale mix tra due ragazze, di cui una in particolare è una mia cara amica. Mentre la passione per lo sport e la bellezza sono di una ragazza che ho conosciuto in reparto qualche anno fa, con la quale sono in ottimi contatti e che per me è sempre un costante esempio di vita e forza. Per quanto riguarda Filippo invece, sebbene mi sia ispirata molto a me stessa, il suo nome è di un ragazzo che non c’è più. Il figlio di una mia cara amica che è venuto a mancare improvvisamente proprio mentre il libro era in stesura. Quando al funerale lei ha parlato del suo Filippo è stato immediato pensare come quel ragazzo assomigliasse così tanto al protagonista che stava prendendo vita tra le mie pagine. E così ho deciso di dargli il suo nome, come segno d’amore verso la mia amica e verso di lui, sperando che la sua positività e molti aspetti che poi del suo carattere ho aggiunto, possano essere eterni e indelebili in questo romanzo.

Quali tuoi pregi e difetti hai trasportato in Elisa e Filippo?

Come dicevo prima, soprattutto in Filippo c’è molto di me. Dall’amore per il cinema e per i fumetti, per non parlare dei tatuaggi. Amo il cinema da quando sono piccola, e tutti gli aneddoti sulla scoperta dei film sono episodi che si sono verificati con il mio compagno, e futuro marito Marco. Lui infatti, allo stesso modo di Elisa sembra essere cresciuto su un pianeta alieno, dove tutti i film della mia infanzia e della mia adolescenza (Filippo per avere 20anni ha dei gusti un po’ retrò pop anni 80^^) a lui non sono mai arrivati. Così da quando ci siamo messi insieme ho iniziato ad accrescere, volutamente o meno, la sua esperienza cinematografica. Molte delle battute, dei commenti, delle prese in giro dei miei protagonisti, altro non sono che il racconto di tanti episodi avvenuti con Marco nel corso degli anni. Stessa cosa con il Romics, il suo stupore in un mondo così colorato e giocoso, l’incontro con Haidi e Clara in carrozzina, sono tutte cose che mi sono accadute veramente. Per quanto riguarda l’aspetto emotivo, in Filippo c’è il mio desiderio di prendermi cura dell’altro, di non deludere se stesso e gli altri, di essere sempre presente, di vivere a pieno ogni esperienza. Vi è il suo amore per il disegno, e il fatto di voler dire le cose come stanno al di là dei pregiudizi e delle apparenze. In Elisa forse ci sono le mie insicurezze, il fatto di non vedermi bella davanti allo specchio, di lottare per accettare il proprio corpo ogni giorno, sebbene per quanto mi riguarda la mia lotta verso una fisicità curvy sia molto più futile. In lei c’è anche la mia passione per il cibo etnico, mentre proprio come Filippo i miei gusti di gelato preferiti sono il cioccolato e lo zabaione, sebbene ve lo garantisco io vivo perennemente a dieta! Ahahahahaha.

Oltre me, insieme a te è un libro delicato e allo stesso tempo sincero. Sottolinea aspetti importantissimi di un mondo che non tutti conoscono. Perché la scelta di questa tematica?

Come dicevo prima, dato il mio lavoro quando trovo un libro che parla di disabilità mi ci fiondo. E ultimamente devo dire che è capitato spesso. Non farò il titolo, ma diciamo che alla conclusione di un romanzo in particolare, dopo aver scaraventato il libro dall’altra parte della casa e aver perso il sonno per la furia data dal suo epilogo, mi sono detta: “adesso la voglio raccontare io una storia vera”. Volevo soprattutto che fosse rivolto ad un pubblico giovane, sempre più attento fortunatamente a queste tematiche, così ho acchiappato le mie sorelle (all’epoca di 17 e 15 anni) e abbiamo fatto un brainstorming. Ne è venuto fuori un canavaccio, tenendo conto di quello che a loro sarebbe piaciuto leggere. Il lieto fine, una testimonianza reale, e soprattutto un grande amore. La fantasia ha fatto il resto. Quando la trama si è definita è iniziata la stesura. Fondamentale è stato il supporto dei miei colleghi e dei miei amici. Infatti mi domandavo; cosa posso mettere di vero per rendere il romanzo una testimonianza reale, mantenendo per la narrazione fluida e leggera? Così è nata la parte ambientata proprio presso l’unità spinale. Perché è un mondo che non si conosce, dove si trovano attività e persone meravigliose, e proprio dove Filippo e Elisa avranno modo di conoscerle. Così sono arrivati Enzo, con la sua fresca romanità, Mirko con la sua sincera amicizia, Luana la terapista che tutti vorremmo essere, e poi Nadia e tutti i racconti che non mi stancherò mai di dire che sono reali. Ho scelto quindi di scrivere questa storia perché volevo dare un punto di vista diverso sulla disabilità, che non è quello delle “copie vendute” passatemi il termine, quello usato solo per far piangere, ma il punto di vista di chi la vive ogni giorno anche e soprattutto con il sorriso. Io mi sono definita spesso un tramite, un narratore, perché per quanto ci sia molto di me in queste pagine, la vera anima, e il messaggio intrinseco e sincero, è di come le persone possano rialzarsi, possano lottare e vivere, ed essere felici, nonostante tutto.

Ora rivelaci un po’ più di te! Quando hai capito di voler diventare una scrittrice? C’è stato un momento esatto in cui hai deciso che la scrittura era la tua strada, oppure hai vissuto un progressivo avvicinamento a questo mondo?

Quando ho capito che volevo scrivere? Credo di averlo fatto da sempre; o meglio, da sempre che adoro inventare storie, che la mia fantasia non si ferma e continua a portarmi verso mondi ed emozioni. Prima le disegnavo e le raccontavo, quando ho imparato, ho iniziato a scriverle. Alle elementari erano favole, alle superiori struggenti storie d’amore, e poi nel tempo mi sono dedicata al fantasy e a dei racconti di narrativa. Devo dire che l’ho sempre fatto più per me stesse che per altri, l’unica persona che mi abbia mai considerato è stata mia zia Antonella, che più che una zia è la mia migliore amica, la mia confidente, la mia compagna di giochi. Lei ha sempre corretto ogni mia pagina, cercando anche di farmi capire l’uso delle doppie, ma essendo io leggermente dislessica la sua è sempre stata una vera impresa. Ad ogni modo, ho iniziato a scrivere un libro nel 2011, un romanzo che anno dopo anno è cresciuto e sono riuscita a finire nel 2014. Quando l’ho finito ho pensato: ”e adesso?”. Alla fine, grazie ad Astro Edizioni, “il Male degli avi” ha visto la luce proprio nel novembre 2016. Da quel momento in poi, da quando ho firmato il primo contratto ho capito che “potevo farlo”, che le mie storie potevano piacere. E da quel momento avanti tutta!

Quale è stata la reazione dei tuoi familiari quando hai annunciato la pubblicazione del tuo primo libro?

Bella domanda. Non hanno avuto la reazione che mi aspettavo, la famiglia a volte è tutto tranne che di sostegno. Un proverbio dice: “nessuno è profeta in patria”, e in effetti è proprio così. Sarà che per me è un sogno così grande, e così incredibile che le mie storie possano essere stampate e lette, che è difficile trovare lo stesso entusiasmo in chi mi circonda. Sono stati contenti certo, ma senza quel trasporto che desideravo, tranne naturalmente la mia famosa zia. Con questo non voglio dire che non siano stati partecipi, ma vi dico solo una cosa, mia madre non ha ancora letto nessuno dei due, mentre mio padre si è messo in paro solo adesso. Al contrario, molto sostegno l’ho avuto dai miei amici, che per me sono la mia seconda famiglia, e dal mio compagno Marco. Vi ho raccontato questo della mia famiglia perché a volte è difficile andare avanti e ostinarsi quando anche coloro che ti sono più vicini, che dovrebbero spingerti a credere e a lottare, si limitano a darti una pacca sulla spalla e annuire. Ma ciò non toglie uno possa ostinarsi ad andare avanti. Questo mi ha insegnato che anche se solo io credo in una cosa, che anche se sono l’unica che la crede importante e impossibile, non è detto che non possa essere così, anzi. Certo è dura, le prese in giro, e gli atteggiamenti che tendono a sminuirti fanno male, ma ragazzi, io sto scrivendo un’intervista, vi rendete conto? Sto parlando del mio libro, delle mie emozioni, del mio sogno. E questo vale qualsiasi sacrificio e delusione, non pensate?

Chi ti ha supportata di più in quest’avventura?

Come già accennato sicuramente mia zia Antonella, Marco e i miei amici. Per quanto riguarda Oltre me, insieme a te c’è stata una grande partecipazione e sostegno da parte di una mia zia acquisita Sonia, e un enorme aiuto da parte dei miei amici e colleghi, che mi hanno incoraggiata come se questa storia fosse effettivamente di tutti loro. Grande aiuto anche della mia agente Francesca Costantino. Il supporto e l’incoraggiamento più grande però è arrivato dall’Associazione Paraplegici di Roma e del Lazio e dalla Federazione italiana Associazioni Paraplegici quando hanno deciso di patrocinare questo romanzo. Daniele Stavolo, il presidente dell’associazione paraplegici, si è impegnato anche a scrivere la prefazione. Ora, il patrocinio significa che il messaggio, il nocciolo della storia, è realmente quello di chi la disabilità la vive tutti i giorni, e il loro supporto per me è stato l’onore più grande.

Il tuo habitat ideale per scrivere?

Di pomeriggio, sul divano, circondata dai gatti amorevoli che mi fanno le fusa. In alternativa anche sul prato, circondata dal verde. Il mio sogno? Avere una vetrata rotonda, come si usano in Inghilterra, e mettere lì la mia scrivania.

Sei mai stata vittima del cosiddetto blocco dello scrittore?

Si è capitato, in quel caso un paio d’ore di traffico e la musica giusta permettono ai pensieri di fare il loro corso e spesso la situazione si sblocca da sola. A volte anche i sogni portano ottimi suggerimenti.

C’è stato un momento difficile nella tua carriera da scrittrice in cui hai pensato di mollare tutto? E se sì, come l’hai superato?

Sono nuova in questo mondo, ma non è facile. Viviamo un momento in cui scrivono tutti e non legge nessuno. In cui i successi editoriali sono spesso decisi a tavolino e dove un nome, una parentela, o i soldi fanno tutto il lavoro. Siamo nell’epoca dei ghostwriter, che esistono da sempre e che fanno bene il loro lavoro, perché io non ne sapevo nulla fino ad un paio di anni fa. Siamo in un paese dove le CE più grandi pubblicano i personaggi famosi della televisione, con manoscritti fatti dai suddetti scrittori fantasma, e dove le celebrità mettono solo i loro nomi. Siamo pur sempre nel mondo dell’apparenza, dove posso aver scritto anche il libro più bello del mondo, ma non essendo nessuno allo scaffale neanche ci arriva. Perciò cosa posso dire? Che non importa. Certo, a tutti piacerebbe diventare i nuovi Rowiling, ma parliamo di uno su un miliardo! Quando mi sento giù, quando penso di non essere brava, che alla fine non serva a nulla, mi rileggo le chat delle persone che mi scrivono dopo aver letto i miei libri e penso:”WoW, cacchio ma questa persona mi ha letto veramente. Ha speso soldi e tempo per leggere qualcosa che ho scritto io, che adesso starà sulla sua libreria o nel suo kindle.”Questa consapevolezza è la mia forza e gioia più grande. Qualcuno mi ha scritto anche di essersi commosso, con “Oltre me, insieme a te” le persone mi scrivono dicendomi di aver pianto, di essersi innamorate, che si sono sentite più forti. E alla luce di questo, so che ne vale e ne varrà sempre la pena.

I tuoi progetti futuri? Puoi svelarci qualcosa?

Allora sto lavorando come una pazza al seguito del Il male degli Avi il secondo e conclusivo capitolo della bilogia in uscita per Lucca comics and games 2017. E’ in stampa un libro per bambini dal titolo La scienza favolosa sempre per astro edizioni, che ha visto me e Marco (il mio compagno) coautori. Il libricino infatti racconta la vita dei più grandi scienziati come se fossero delle favole, scoperte comprese. Perciò Archimede, Ipazia, Leonardo, Galileo, Newton, Darwin, Marconi, Volta, Courie e Einstain, non sono che bambini alle prese della vita di tutti i giorni. Marco, che è ingegnere, ha curato la parte tecnico scientifica, mentre io mi sono occupata della stesura effettiva e degli aspetti più fantasiosi. Con la David and Matthaus, adesso mi occupo della pagina facebook DMLive, in particolare della cronaca “rosa”, gli aspetti più divertenti dell’amore nel mondo. A breve avrò il mio sito internet nel quale curerò delle rubriche, e poi chi lo sa, ho talmente tante idee…e non vedo l’ora di realizzarle tutte.

Ok! Ti lascio alcune righe libere! Puoi dire ciò che desideri ai tuoi lettori!

Ciao Lettori! Intanto voglio ringraziare Lettere Rumorose e Elvira Mastrangelo, per aver dato fiducia prima di tutto a me e poi a questo romanzo. Vorrei dire a tutti coloro che hanno un sogno nel cassetto di non mollarlo. Gli altri non vi supporteranno mai come desiderate e come sicuramente meritate. Tenderanno spesso a sminuirvi, o a giudicarvi, e se voi glielo lascerete fare avranno vinto loro…e non è giusto. Credeteci!

Vorrei dire anche che è un privilegio avere la possibilità di raccontare le mie storie, di toccare tematiche importanti. Il mio sogno adesso, è di riuscire a parlare al cuore delle persone, sperando di donare un punto di vista diverso, di condurle in emozioni reali e vivide, e che i miei libri possano essere un’esperienza indimenticabile. Na cosetta insomma!^^

Perciò l’estate è lunga, calda e con un po’ di tempo libero in più, lasciatevi condurre nella storia di Filippo e Elisa, e sono certa che vi emozionerete. Potete seguirmi sulla pagina facebook “oltre me, insieme a te” per rimanere in contatto con tutte le novità della storia. Per chi volesse sabato 8 luglio allo spazio Q8 dell’isola del cinema di Roma, presso l’isola tiberina alle 19 ci sarà la presentazione del romanzo. Avremmo modo di conoscerci e parlarne insieme in una location assolutamente favolosa! Vi abbraccio forte, spero a presto.

Per chi volesse mettersi in contatto direttamente con Giorgia, ecco il link della sua pagina Facebook!

Ricordiamo che sul nostro sito è disponibile l’articolo di Oltre me, insieme a te!

Ecco tutti i libri dell’autrice. Se volete leggerli, potete acquistarli anche da qui.

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Oltre me, insieme a te. La vita li ha resi uguali, il loro amore diverso

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Il Male degli Avi: Oltre i confini

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La scienza favolosa: 1

5 pensieri su “Intervista a Giorgia Staiano

  1. cormi57 ha detto:

    Ho apprezzato molto la descrizione sincera del “Viviamo in un mondo in cui scrivono tutti…” e a seguire, le attitudini editoriali, i vizi di chi fa commercio della creazione artistica. E se una produzione artistica non ha valore commerciale, allora vale niente in tutti i sensi. Cio’ non e’ vero e non deve essere vero.

    Ben venga gente come Giorgia che ha il coraggio di scrivere senza timore di essere giudicata in termini di denaro, che scrive perche’ ama scrivere e perche’ DEVE raccontare questa storia.

    Pur se con il timore di fare il solito “pippone” noioso, io trovo che, dalla produzione artistica, l’essere umano riceve come un momentaneo sollievo da quella sorta di “schiavitu'” (del lavoro, degli affanni, della vita in tutto il suo dipanarsi), cui siamo costretti ad ogni momento.

    Bisognerebbe che tutti avessimo la possibilita’ di esprimere la nostra creativita’. E’ un augurio che rivolgo a tutti coloro che si sforzano in questo senso.

    Durante questo atto ci rendiamo momentaneamente liberi dall’esistenza. Il sollievo temporaneo che si prova, e’ qualcosa di simile alla felicita’, e anche se questa non e’ duratura, e pure se al momento successivo ripiombiamo nella costrizione del nostro esistere; tuttavia solo questo atto ci da’ la possibilita’ di liberarci dai vincoli della condizione umana e dalla brevita’ della nostra vita.

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