La grammatica di Dio

Insuperabile come sempre. Fantastica già la sua raccolta di racconti Cari mostri.

La grammatica di Dio non è da meno.

Ancora una volta il centro di ogni singolo racconto è l’uomo, l’individuo, che è costretto a fare i conti con se stesso e con la realtà.

Storie di immensa solitudine in cui i protagonisti sono costretti a vivere per sempre, seppur tentino di ribellarsi. Come succede nel racconto MAI PIU’ SOLI, in cui il povero disgraziato di turno compra due cellulari per chiamarsi da solo.

L’ironia anima questo testo, un sarcasmo pungente che non risparmia neanche l’inferno.

Una strega indaffarata, infatti, a cercare il diavolo in persona viene così risposta da un gatto:

“- E il vecchio caprone? 

– Liquidato – disse il gatto. – Un piccolo calo a Wall Street fa più paura di mille diavoli. Anzi, mi hanno detto che l’inferno è per metà della Microsoft.

Insomma, nulla da fare. Benni sottolinea ancora una volta come l’uomo sia la causa di tutti i suoi mali. E’ lui che genera l’inferno e ci vive dentro. Ed è proprio questa La grammatica di Dio. Il resto è scomparso da troppo tempo senza che ce ne accorgessimo. 

L’inferno è questo e ci stiamo vivendo: solitudine, superbia, promesse vane e sfiducia negli altri.

Cosa mi è piaciuto

Il primo racconto: un uomo odia il suo cane e fa di tutto per sperderlo, ma lui torna sempre, ovunque lo abbandoni, lui lo ritrova e gli scodinzola felice.

Esasperato, l’uomo si lancia giù dal balcone. Il cane, fedele, lo segue. Li seppelliscono vicini.

Ragazzi, non c’è niente da fare! Al destino non si scappa.

Ho letto con sincera passione la storia di nonno Leone, detto Leonnino. Il vecchietto è abbandonato a se stesso in un ospedale, senza che nessuno lo vada a trovare se non per poco tempo.

Chiama gli amici. Cerca compagnia su una linea erotica. Appende un cartello con su scritto:

“SI ACCETTANO VISITE ANCHE DA PARENTI DI ALTRI”

Implora l’eutanasia, ma gli viene rifiutata. Alla fine riuscirà a morire a modo suo, col suo sigaro in bocca, dando fuoco all’ospedale.

Leggere Benni è un marasma di emozioni che collidono. Le sue storie sono esilaranti. Allegre. Divertenti.

Questi personaggi cercano invano di liberarsi dalla morsa che li trattiene, ma solo raramente ci riescono.

E’ quando finisci il libro che ti accorgi di avere l’amaro in bocca, perché dietro a tutti quei sorrisi che ti sei fatto e a tutte quelle immagini simpatiche a cui ha pensato, si cela la realtà di quelle storie.

Storie estremizzate, ma concrete e sincere in cui la disperazione, a volte, è tangibile.

Benni ha ben individuato l’uomo e il suo essere, e lo descrive con quella leggerezza spensierata di chi racconta una favola, portando il lettore a meditare sulle verità nascoste nel racconto.

Autore: Stefano Benni

Editore: Feltrinelli

Pagine: 182 p.

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La grammatica di Dio. Storie di solitudine e allegria

2 pensieri su “La grammatica di Dio

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