Cari mostri

 

Chi è veramente il mostro? Ecco cosa mi sono chiesta tutto il tempo in cui ho letto il libro di Stefano Benni.

Strane creature e insoliti personaggi, collocati in scene surreali, alimentano parola dopo parola la curiosità di chiunque legga questa raccolta di storie incredibilmente particolare.

Si sono presentati ai miei occhi animali come il Wenge.

Cos’è un Wenge? Continuavo a pensare. E mentre scorrevo le pagine, non potevo immaginarlo se non come una vittima e non il carnefice che sembra in principio.

Un horror diverso. Entusiasmante è l’unica parola a cui riesco a pensare.

I ruoli si ribaltano completamente. Mi ha spinto a meditare a come l’etichetta che la società ci impone a volte sia immeritata!

Credo che questo libro scardini il concetto di “mostro”, rendendolo più docile e mansueto se lo pensiamo legato alle terribili creature nascoste sotto il letto.

Insomma, quei poveri esseri orrendi e dall’aspetto malvagio sono piccoli e indifesi, mentre il vero mostro siamo e restiamo solo noi stessi!

Particolarmente interessante, per me, la storia di Sonia e Sara. Due adolescenti disposte a tutti per avere i biglietti della loro band preferita. Anche se estremizzata, centra in pieno l’atteggiamento odierno che ormai è diffuso tra i ragazzi più giovani!

Un libro che attraverso la proposta di storie brevi porta a riflettere su quanto, a volte, dovremmo temere solo noi stessi!

Autore: Stefano Benni

Editore: Feltrinelli, I narratori

Pagine: 256 p.

6 pensieri su “Cari mostri

  1. cormi57 ha detto:

    Ssiii!! Come mi piace questa prospettiva! Chi e’ il mostro?
    Mi hai colto con le tue parole proprio mentre sto rileggendo un “vecchio” libro di critica della societa’ contemporanea: “L’uomo a una dimensione” di Herbert Marcuse.

    Cosi’ ai miei occhi si delinea il “mostro” come colui che sta fuori dall’ordine costituito, colui che costituisce una alternativa al “normale” modo di vivere. Semplicemente: “non e’ uno del mucchio”.

    Marcuse, dopo aver analizzato la chiusura dell’universo politico, in cui le alternative si riconducono sempre allo stesso obiettivo che perpetua lo status quo; dopo aver analizzato la generale “omogeneizzazione” dei contrari nell’unica prospettiva vivibile che e’ quella della societa’ cosi’ com’e’, e nessun’altra al mondo e’ perfetta come questa; Marcuse conclude che l’unica alternativa possibile e’ riposta negli emarginati, in quegli individui fuori dal mucchio, in coloro che, per un motivo o per l’altro, si ritrovano “fuori” dai nostri schemi di pensiero e dalle nostre abitudini di vita.

    Un “mostro” insomma. Ma, in quanto tale, portatore di una alternativa su cui costruire un mondo migliore.
    Cosi’, ben venga il mostro, purche’ non sia “Jack Lo Squartatore” ne’ chicchessia della saga di “Alien”.

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